10 concetti da sistemare.
come parlaaaaa? come parlaaaaaaaaa? le parole sono importantiiii! come parlaaaaaaa? (N. Moretti – Palombella Rossa)
Si usano spesso. Sono grandi classici. Parole, temi, argomenti, elementi dell’improvvisazione (italiana) che andrebbero quantomeno analizzati meglio. Perchè le parole sono importanti!
L’ordine è casuale
1. PROFESSIONISTI/AMATORI. Già detto abbastanza. Vedi articolo: il mito dei professionisti. Su questo blog!
2. LA COSTRUZIONE DI STORIA. Questa parola (costruzione) è solo una parola. Però porta immediatamente a vecchi adagi, molto italiani: proposta-proposta-proposta, mille proposte e non si arriva mai al punto. La storia è lì, sta all’improvvisatore e soprattutto al pubblico trovarla (tramite l’improvvisatore). C’è il racconto di una storia, non la costruzione.
3. ENERGIA. Spesso è usata come scusa per coprire altri problemi di uno spettacolo: ”è venuto male perché avevamo poca energia”. Ma cosa vuol dire? L’energia in scena va canalizzata, anche in una scena molto calma o piatta o ripetitiva.
4. COMICITA’. Ma si dice ancora che l’improvvisazione deve fare ridere? Magari non si dice. Però si fa. E’ un’ossessione. Figlia del: “diamo al pubblico quello che vuole!”, senza ovviamente sapere cosa vuole.
5. LE IDEE. Quello è bravo perché ha delle belle idee, originali, è creativo (5bis). Le trovate nell’improvvisazione sono accessorie. Ovviamente non fa male essere fantasiosi, ma è condizione sufficiente, non necessaria.
6. IL TEATRO. L’improvvisazione deve diventare più ‘teatrale’. La longform rispetto alla shortform è più ‘teatrale’. Dove per teatro s’intende uno spettacolo in cui il pubblico è agghindato da cocktail, con monocoli e guanti d’ordinanza. Secondo me l’improvvisazione teatrale deve diventare più improvvisazione teatrale.
7. LONGFORM, SHORTFORM. L’improvvisazione è l’unica forma d’arte in cui c’è una categorizzazione in base alla lunghezza. Ma alla lunghezza di cosa poi? Totale? Un Match o un Imprò dura più di un Harold. Delle scene? Le scene di un Harold durano meno di quelle di un Imprò. Chiamiamo gli spettacoli col loro nome, senza categorie, va’.
8. LE CATEGORIE. Devo approfondire questo punto perché mi preme. Comunque le improvvisazioni in stile (cinematografico, teatrale, etc.) negli Imprò o Match sono improvvisazioni a metà. Il che non vuol dire che siano meno belle.
9. CONFLITTO. Fondamentale per una storia, per l’evoluzione di un personaggio. Ma spesso si tramanda come qualcosa da mettere nell’improvvisazione, sotto forma di litigio perlopiù. Il litigio è una cosa brutta. E nell’improvvisazione non se ne esce.
10. L’OCCHIO REGISTICO. Si confonde con l’occhio autorale. L’autore è chi scrive, il regista è chi dice agli attori come devono interpretare il testo che l’autore ha scritto. L’improvvisatore è autore, regista, autore. L’occhio registico non si considera molto, essendo l’improvvisazione più interessata, mannaggia, all’aspetto autorale.
La costruzione di una storia ricorda Fossati.
3) il prossimo che mi parla di energia gli stacco la testa e ci faccio una centrale atomica
6) Secondo me l’improvvisazione teatrale deve diventare più improvvisazione teatrale.
10 note che non mi fanno venire voglia di incazzarmi