Storie in 7 passi
L’improvvisazione ha nel raccontare storie, oltre che nel suscitare emozioni nello spettatore, il suo elemento cardine. Come tutte le arti del resto.
Ci sono infiniti modi per raccontare una storia. E tanti libri che ne parlano. Qui traduco un post, che ho trovato in un bellissimo blog dedicato alla scrittura, che mi è sembrato semplice e molto efficace.
Si tratta di una teoria di Brian McDonald, insegnante di sceneggiatura presso il 911 Media Arts Center di Seattle e occasionalmente presso la Pixar e la Disney. McDonald riassume una storia in sette frasi. E’ ovviamente una teoria, non LA teoria.
Si accettano altri consigli, link, proposte di libri. E se non avete ancora letto Il Viaggio dell’Eroe muovetevi!
intanto il link al blog
Le sette frasi:
”1 C’era una volta… Che si usino queste parole o meno, questa apertura ci ricorda che la nostra prima responsabilità di storyteller è quella di introdurre personaggi e contesto – ad esempio posizionare la storia nel tempo e nello spazio. Istintivamente, il pubblico vuole sapere: Di chi parla la storia? Dove sono, e quando si svolge il tutto? Non è necessario fornire tutti i dettagli, ma bisogna dare abbastanza informazioni, così il pubblico ha tutto ciò che serve per capire la storia che sta per svolgersi
2 E ogni giorno… Con i personaggi e il contesto stabiliti, si può iniziare a raccontare al pubblico com’è la vita quotidiana all’interno di quel determinato mondo. Nel Mago di Oz, ad esempio, la scena iniziale stabilisce che Dorothy si sente ignorata, non amata, e sogna un posto migliore ”over the rainbow”. Questo è il ‘mondo in equilibrio’ di Dorothy, dove il termine ‘equilibrio’ non è da equivocare. Non significa che tutto va bene – solamente che così stanno le cose
3 Quando un giorno… Succede qualcosa che porta il mondo del protagonista fuori dall’equilibrio iniziale, obbligandolo a fare qualcosa, a cambiare qualcosa, qualcosa che possa far tornare tutto all’equilibrio iniziale o creare un nuovo equilibrio. Nella struttura della storia questo momento è chiamato inciting incident (evento scatenante), ed è l’evento che lancia la storia. Nel Mago di Oz, il tornado fornisce l’inciting incident portando apparentemente Dorothy lontano, lontano da casa.
4 E di conseguenza… Il protagonista inizia il percorso verso il suo obiettivo. In termini strutturali questo è l’inizio del Secondo Atto, il corpo principale della storia. Dopo essere stata catapultata nel Regno di Oz, Dorothy vuole tornare a casa a tutti i costi, ma le viene detto che l’unico a poterla aiutare vive molto lontano. Quindi deve viaggiare a piedi verso la Città di Smeraldo per incontrare un misterioso mago. Sulla sua strada troverà molti ostacoli (alberi che lanciano mele, scimmie volanti, etc.) ma quesdto renderà la narrazione più interessante.
5 E di conseguenza… Dorothy raggiunge il suo primo obiettivo – incontrare il Mago di Oz – ma questa non è la fine della storia. A causa di questo incontro, adesso ha un altro obiettivo: uccidere la Strega Cattiva dell’Ovest e portare la sua scopa al Mago. Nelle storie brevi si può avere un solo ‘E di conseguenza…’, ma ne serve almeno uno.
6 Finché… Si entra nel Terzo Atto, avvicinandosi al momento della verità della storia. Dorothy porta a termine il suo compito e consegna al Mago di Oz la scopa della strega morta, cosicché finalmente egli dovrà mantenere la promessa e aiutarla a tornare in Kansas. E così avviene, ma non nel modo che ci saremmo aspettati all’inizio
7 E da quel giorno in avanti… Quando abbiamo saputo tutto quello che è accaduto, la scena finale ci dice che cosa la storia ha significato per il protagonista, per gli altri personaggi e (non meno importante) per il pubblico. Quando Dorothy si sveglia nel suo letto e si rende conto che non ha mai veramente lasciato il Kansas, impara la lezione della storia: quello che cerchiamo è spesso già dentro di noi.”
Come detto è solo una lettura, non si tratta di regole!
Personalmente sono sempre diffidente rispetto alle teorie di scrittura applicate eccessivamente all’improvvisazione.
Il rischio, soprattutto per gli inesperti, è quello di affidarsi troppo a quelle che presto diventano regole. E quando ci sono troppe regole la paura comune è quella di sbagliare (chissà perché poi, in un Paese dove l’eccezione alla regola è la regola).
E improvvisare pensando: ”oddio, sto sbagliando!” o ”oddio, ho fatto giusto!” o ”oddio, non vado in scena perché non ho l’evento scatenante” è deleterio.
Soprattutto per quei continui oddio.
L’ideale è avere dei punti di riferimento che ci permettano di leggere una scena prima di scriverla, di sapere dov’è una storia piuttosto che dove andrà. Ma, come sostiene un grande teorico di improvvisazione, Randy Dixon, ognuno di noi è naturalmente un raccontatore di storie, non perché è un improvvisatore o creativo, ma in quanto essere umano. Tutti siamo capaci di leggere, anche senza particolari nozioni di narratologia.
E senza aver visto il Mago di Oz
che bell’articolo!
Questa e’ una ricerca che sto compiendo per mio conto da tempo, e mi ha portato a conclusioni interessanti.
Identificare le unità narrative ti aiuta a leggere meglio le scene, ma deve trattarsi di uno strumento dinamico e non di vincoli rigidi a cui attenersi.
Inoltre è importante dare una spolverata di come si costruiscono le storie soprattutto a chi lavora sulle long form. E’ un approccio che permette di dare ordine e sbloccare le scene, oltre che fornire strumenti efficaci.
Cito i miei “must” :
Scrivere fumetti e graphic novel di Peter David.
Il viaggio dell’eroe di Christopher Vogler
Costruire una narrazione di Luigi Forlai
Le ferite dell’eroe di Giovanni Covini
Ed un buon corso di scrittura creativa 🙂
In tutti questi libri si trovano elementi interessanti, tecniche, spunti : si tratta sempre di raccontare storie!
A questo proposito sono utili anche alcuni giochi di puro storytelling, come Fiasco! o Avventure in prima serata.
Rimangono spunti, elementi che vanno gestiti ed implementati “cum grano salis”, per non trasformarli in paletti che vanno a bloccare la narrazione, andando di fatto contro al loro scopo.
Non saprei quale consigliare, se dovessi indicarne uno sarei per il corso di scrittura creativa perchè il confronto presente in un corso è insostituibile.