L’improvvisazione soggettiva è un metodo per provare a improvvisare più semplicemente, andando allo stesso tempo più in profondità nei nostri personaggi.
Il principio base su cui si fonda è il dire io, ovvero focalizzarsi in primo luogo e per tutta la durata dell’azione sul proprio personaggio, cercando di leggerne l’evoluzione che avviene a partire delle reazioni che ha durante la scena.
Quando improvvisiamo e interpretiamo un personaggio, la sua evoluzione è già di per sé una storia, senza che ci si debba troppo preoccupare di eventi da inventare o idee da proporre ai partner in scena.
Come possiamo improvvisare utilizzando efficacemente questo metodo?
Ecco un elenco di spunti:
Insomma, classiconi. O quasi. Alcune cose suoneranno trite e ritrite, altre magari nuove, poi ci dovrebbe essere anche una terza opzione.
Perché l’improvvisazione soggettiva?
Non è facile per un improvvisatore andare in profondità: rispetto ad altre forme espressive narrative non c’è un tempo di preparazione che permetta (a noi che siamo autori e registi di una scena) di definire in anticipo cosa vogliamo comunicare, che messaggio vogliamo mandare al pubblico, quali corde vogliamo toccare.
Per l’improvvisatore, quindi, il lavoro da fare per definire le nostre azioni in scena è al contrario: invece che inventare partendo da un’idea, dobbiamo scoprire partendo da un impulso.
L’improvvisazione soggettiva è un metodo che ci aiuta a leggere i nostri impulsi, a focalizzarci sui dettagli e a raccontare storie e personaggi. La profondità a cui riusciamo ad arrivare attraverso l’improvvisazione soggettiva ci aiuta ad avere personaggi più credibili e forti, che possano, in uno spettacolo, interagire col pubblico, come succede in un libro, un film, uno spettacolo teatrale di regia.
Premesse
Premesse per aiutare la comprensione del metodo: